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La Geriatra al Centro D
Dott.ssa Francesca Zanda

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IL PIU’ INTIMO

Dott.ssa Francesca Zanda

Specialista in Geriatria

ed in Endocrinologia

e Malattie del Metabolismo

Curriculum e bio

Laurea in Medicina e Chirurgia con 110/110 e lode, specializzata in Endocrinologia e Malattie del Ricambio con 50/50 e lode con la tesi “Studio fenotipico e genetico di una popolazione di bambini e adolescenti sardi con eccesso ponderale: analisi delle variazioni cliniche e metaboliche dopo follow up di 5-7 anni” ed in Geriatria con 50/50 e lode con la tesi: “Valutazione del rischio sarcopenico in una popolazione di pazienti geriatrici”. Socia delle seguenti società: Associazione Medici Endocrinologi, Società Italiana di Diabetologia, Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio. Da diversi anni si occupa della diagnosi e della cura di malattie endocrino-metaboliche dell’adulto e più recentemente della diagnosi e cura delle principali patologie dell’anziano.

Tariffe

Prima visita geriatrica

80 euro

Visita di controllo geriatrica

230 euro

Visita domiciliare geriatrica

da 130 euro

Visita multidimensionale geriatrica

da 100 euro

Prima visita endocrinologica/diabetologica

80 euro

Visita di controllo endocrinologica/diabetologica

70 euro

Visita domiciliare endocrinologica/diabetologica

da 100 euro

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Orari

Martedì Cagliari
Viale Marconi 62 dalle 08.30 alle 12.30

Venerdì Decimomannu
Viale Biasi 3 dalle 08.30 alle 12.30

DEMENZA E DISTURBI COMPORTAMENTALI
la demenza non è una malattia specifica, bensì un termine generale che descrive una vasta gamma di sintomi associati al declino della memoria o di altre abilità cognitive, sufficientemente grave da ridurre la capacità di una persona di svolgere le attività quotidiane. Il morbo di Alzheimer rappresenta il 60-80 per cento dei casi.
La Demenza vascolare, che si verifica dopo un ictus, è il secondo tipo più comune di demenza. Tuttavia, vi sono molte altre condizioni che possono provocare sintomi di demenza, tra le quali alcune sono reversibili, quali, ad esempio, i problemi di tiroide e quelli dovuti a carenze vitaminiche.
La demenza è spesso definita erroneamente “senilità” o “demenza senile”, il che riflette la convinzione, un tempo molto diffusa, ma errata, che un grave declino mentale rappresenti una caratteristica normale dell’invecchiamento.

RISCHI
La demenza differisce dal delirio, il quale è caratterizzato da uno stato confusionale acuto caratterizzato da incapacità a concentrarsi e ragionare, disorientamento e deficit attentivi.
Colpisce principalmente la memoria e, mentre il delirio interessa principalmente l’attenzione, inizia solitamente gradualmente e non ha un punto di inizio definito. Il delirio compare improvvisamente e spesso ha un punto di inizio.
E’ una forma di deterioramento dell’integrità mentale molto più grave, che peggiora con il tempo. Durante l’invecchiamento generalmente le persone possono smarrire oggetti o dimenticare particolari, ma quelle affette da demenza possono dimenticare interi eventi. Coloro che soffrono di demenza hanno difficoltà a svolgere le attività quotidiane come guidare, cucinare e gestire le proprie finanze.
La depressione può assomigliare alla demenza, in particolare negli anziani, ma si può spesso fare la distinzione fra le due. Ad esempio, le persone che soffrono di depressione possono mangiare e dormire poco. Tuttavia, quelle che soffrono di demenza solitamente mangiano e dormono normalmente finché la malattia si aggrava. Molti disturbi possono aggravare i sintomi: questi includono patologie autoimmuni, diabete, bronchite cronica, enfisema, infezioni, una patologia renale cronica, patologie epatiche e insufficienza cardiaca.

 

ANDARE DALLA GERIATRA
Nella maggior parte dei casi di demenza non vi è alcun trattamento in grado di ripristinare la funzione mentale. Tuttavia, il trattamento dei disturbi che possono causare demenza può a volte fermare o invertire questa malattia. Tali disturbi comprendono tiroide ipoattiva, un ematoma subdurale, idrocefalo normoteso e carenza di vitamina B12.
Quando questi disturbi compaiono in soggetti già affetti da demenza, trattarli a volte rallenta il declino mentale.
Per i soggetti con ipotiroidismo, la terapia tiroidea sostitutiva può essere efficace. La Dott.ssa Zanda è medico specializzato anche in Endocrinologia e Diabetologia.

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DEPRESSIONE SENILE
Con il termine depressione senile si fa riferimento ad un disturbo che, per convenzione, viene diagnosticato dai 65 anni di età. E’ un disturbo che può manifestare sintomi tipici della depressione nell’adulto, quindi tristezza, perdita di interessi, isolamento sociale, clinofilia (desiderio di passare molto tempo a letto) e calo della spinta vitale ma che si contraddistingue spesso per caratteristiche peculiari. Si manifesta frequentemente con quelli che sono chiamati “equivalenti depressivi” ossia disturbi somatici enfatizzati che “mascherano” la depressione sottostante.

La depressione dell’anziano presenta alcune caratteristiche che la distinguono, in parte, dalla depressione dell’adulto. Mentre nel paziente adulto prevalgono maggiormente ideazioni e vissuti emotivi negativi (come tristezza, negativismo, disperazione etc.), il paziente anziano può manifestare principalmente il suo disagio attraverso sintomi somatici (mal di schiena, mal di gambe, problematiche gastro-intestinali etc.).

 

RISCHI
I pazienti anziani con depressione possono mostrare più frequentemente apatia (ossia mancanza di interesse verso il mondo circostante) e tendenza all’isolamento, iporessia (perdita dell’appetito), a volte negazione del disturbo dell’umore, perdita della memoria e deficit dell’attenzione. Spesso il pensiero è focalizzato solamente sui sintomi fisici.

Il paziente può verbalizzare continuamente dolori somatici, con frequenti preoccupazioni per la propria salute fisica, fino ad arrivare a veri e propri deliri ipocondriaci.
Spesso si possono inoltre manifestare problematiche di memoria così importanti da far pensare ad un’iniziale quadro di demenza. Nei casi in cui i disturbi cognitivi siano però dovuti ad un disturbo depressivo si parla di pseudodemenza depressiva. A differenza della demenza vera e propria, nella pseudo-demenza, una volta che il quadro depressivo va in miglioramento, anche i disturbi della memoria spariscono o migliorano notevolmente.

 

ANDARE DALLA GERIATRA
Gli anziani assumono molti farmaci nel corso della giornata, mediamente nel 50% dei casi si arriva fino a dieci medicine.

La Dott.ssa Zanda ha un compito fondamentale, quello cioè di scegliere con appropriatezza i farmaci per questa categoria di pazienti, perché, indipendentemente dalle patologie, alcuni di essi sono inappropriati, come per esempio le benzodiazepine per dormire, i FANS per il dolore, gli antipsicotici, gli antidepressivi.
Esistono terapie farmacologiche che possono certamente sortire nell’anziano dei benefici, ma i cambiamenti della funzione degli organi e degli apparati inducono a porre maggior attenzione alla loro scelta e anche alla posologia.

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ANSIA
Le persone anziane hanno in genere motivi di preoccupazione diversi da quelli degli adulti giovani. Tali motivi possono riguardare l’insorgenza di malattie che inducono disabilità, la percezione del proprio deterioramento, una scarsa sicurezza finanziaria, l’isolamento sociale, ecc. Attorno a questi elementi di realtà, l’ansia può crescere e svilupparsi sino ad assumere connotazioni psicopatologiche. Spesso, inoltre un’ansia patologica può esordire senza cause apparenti, compromettendo la funzionalità di un soggetto anziano sino allora in buone condizioni generali.
L’ansia si manifesta essenzialmente come un’esperienza soggettiva di paura e/o attesa apprensiva, accompagnata spesso da segni obiettivi di iperattivazione del sistema nervoso autonomo. Negli anziani, l’ansia si può manifestare in modo atipico rispetto ai soggetti in età adulta-giovanile, con una peculiare commistione di sintomi cognitivi, emotivi e somatici. Comune è la riduzione di concentrazione, attenzione e memoria, non infrequenti le sensazioni di mancamento e le vertigini.

 

RISCHI
L’eccessiva preoccupazione circa la propria salute fisica  può condurre all’ipocondria, cioè alla convinzione erronea di soffrire di una malattia non diagnosticata; gli anziani ipocondriaci sono spesso agitati, intrusivi e refrattari alle rassicurazioni da parte del medico. Quadri ipocondriaci sono di frequente riscontro anche nelle depressioni senili, per cui spesso si rende necessaria una diagnosi differenziale rispetto alla presenza di un disturbo depressivo, di cui la sintomatologia ansiosa costituisce solo un corollario.
Il paziente anziano con una disfunzione cognitiva acuta (delirium) o cronica (demenza) è quasi sempre ansioso ed appare apprensivo e talora impaurito. Il livello d’ansia non è necessariamente correlato con la gravità del deterioramento cognitivo, ma piuttosto con la consapevolezza che il paziente presenta riguardo a quest’ultimo: l’ansia è, quindi, più frequente e più grave nei quadri medio-lievi di delirium e di demenza, mentre può anche essere assente negli stati avanzati di entrambe le patologie. L’agitazione è un sintomo costante nel delirium e frequente nella demenza; essa può quindi sovrapporsi all’ansia, ma se ne differenzia per il riscontro obiettivo di una grave irrequietezza motoria e di attività non finalizzata, in contrasto con l’esperienza soggettiva di apprensività che caratterizza gli stati d’ansia. Nel trattamento dell’ansia e del comportamento agitato dei dementi va ricordato che questi segni e sintomi possono essere una manifestazione di una sofferenza fisica sottostante, di dolore, di malattie fisiche misconosciute o di richieste eccessive poste all’individuo, così come di uno stato depressivo.

 

ANDARE DALLA GERIATRA
La decisione di trattare farmacologicamente un anziano ansioso dipende dalla gravità dei sintomi d’ansia e dell’impatto negativo di questi ultimi sul livello di funzionamento complessivo. L’ansia può interferire negli anziani, così come negli adulti giovani, con le attività interpersonali e sociali. Negli anziani, inoltre, l’ansia può peggiorare ulteriormente le funzioni cognitive, aggravare le manifestazioni di malattie fisiche concomitanti ed essere una conseguenza misconosciuta di un disturbo organico sottostante.

Il primo momento decisionale è quindi rappresentato dalla valutazione dell’impatto dei sintomi d’ansia su questi aspetti; il secondo momento è rappresentato dalla scelta del trattamento ansiolitico più adeguato, alla luce del bilancio rischio/beneficio tra i vari composti ansiolitici oggi disponibili, delle particolari caratteristiche della popolazione anziana e del singolo soggetto. Il trattamento farmacologico dell’ansia negli anziani non dovrebbe essere considerato isolatamente, ma come parte di una strategia terapeutica complessiva. In alcuni casi risulta evidente come l’ansia sia correlata nell’anziano a condizioni effettive di bisogno e di carenza di risorse che suggeriscono interventi di tipo sociale, oltre che medico.

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INSONNIA SENILE
L’avanzare dell’età comporta spesso dei cambiamenti fisiologici e psicologici che condizionano la qualità della nostra vita. Uno dei fastidi che accompagnano spesso la terza età è l’insonnia o comunque una certa difficoltà a prendere sonno la sera o ad avere un riposo costante e duraturo per tutta la notte. I disturbi del sonno, purtroppo, rappresentano un problema molto diffuso, con conseguenze anche gravi sulla persona e sulla sua salute. Irascibilità, dolori cronici, stress, difficoltà di concentrazione, cefalea, dolori articolari possono essere tutti fastidi correlati all’insonnia.

Molte persone anziane ne sono perfettamente a conoscenza: la sera, mentre i più giovani sono scattanti e pieni di energia, diventa sempre più difficile tenere gli occhi aperti e non cadere nelle braccia di Morfeo. Il mattino dopo, invece, sono già sveglissimi prima ancora che gli uccellini cinguettino. Ecco perché, quando il nonno porta fuori il cane alle cinque del mattino, si sente parlare spesso di “insonnia senile”.

 

RISCHI
Un Anziano che dorme bene e riesce a riposare durante la notte protegge il suo cervello e il suo umore da molte conseguenze negative legate, al contrario, all’insonnia. Studi scientifici, infatti, dimostrano che i disturbi del sonno possono scatenare depressione, problemi di attenzione e di concentrazione, deficit di memoria, sonnolenza durante il giorno, maggiore sensibilità e reattività al dolore, dolori articolari, cefalea, vertigini, fino all’esposizione al rischio di patologie cardiovascolari.

Spesso l’insonnia negli anziani è legata ad altri fattori. Tra i più comuni, soprattutto tra gli over 50, ci sono lo stress e la depressione, ma anche cattive abitudini e un ambiente poco indicato. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, si tratta soprattutto di uno stile di vita inappropriato sviluppato fin dall’età adulta e che nella terza età comincia a mostrare le sue conseguenze più evidenti. L’aspetto positivo è che, parlando di cattive abitudini, si possono cambiare anche radicalmente in qualsiasi momento.

Una delle principali è sicuramente la mole di stress psicologico di cui quotidianamente ci si fa carico l’anziano anche in modo meccanico. La ripetitività dei pensieri, le preoccupazioni in merito a figli e nipoti, le cose da fare il giorno successivo possono rappresentare delle ombre scure soprattutto nel momento in cui si va a letto.

 

ANDARE DALLA GERIATRA
Le patologie che sono frequenti negli anziani sono spesso non riconosciute o la diagnosi è ritardata.

La Dottoressa Zanda deve avvalersi dell’anamnesi, dell’esame obiettivo e di test di laboratorio per effettuare attivamente uno screening nei pazienti anziani in riferimento a patologie che si verificano solo o comunemente nell’anziano stesso.

Quando la diagnosi è precoce, questi disturbi  possono essere trattati più facilmente. Spesso, la diagnosi precoce dip.ende dalla familiarità del medico con il comportamento e la storia clinica del paziente, compreso lo status mentale. Di solito, i primi segni di una patologia fisica sono comportamentali, mentali o emotivi.

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La Geriatria

La persona anziana è per sua natura molto complessa e la geriatra si occupa della salute dell’anziano a 360°, andando ad analizzare la persona sotto il punto di vista sia cognitivo, che fisico, e su tutto ciò che interviene direttamente o indirettamente sui processi di invecchiamento. A differenza di un Medico Generico, il Medico Geriatra ha un approccio clinico diverso: una visione incentrata sulla totalità della persona, sui comportamenti, sulle abitudini; è colui che oltre a curare, monitora e tende ad ostacolare il prematuro invecchiamento psico-motorio. L’obiettivo del Geriatra è agire su tutto ciò che possa preservare una buona qualità di vita con il progredire dell’età ,l’affioramento e la coesistenza di patologie diverse.

Quando e perché andare dal Geriatra?

Il geriatra è un medico in grado di valutare e gestire i bisogni tipici della terza età in tema di salute. Il compito spesso è reso difficile dal fatto che non è raro, dopo i 65 anni, riscontrare contemporaneamente più problemi di salute che richiederebbero l’intervento di specialisti diversi. Il geriatra evita inoltre che l’assunzione contemporanea di più farmaci finisca per scatenare effetti collaterali o produrre interazioni pericolose.